(Poesia dedicata a Maria Lai, per il suo centenario dalla nascita)
Eleonora Capomastro

(Eleonora Capomastro, maggio 2019)
Sensibile: la prima cosa che penso, al primo impatto col testo che mi hanno dato da leggere per la presentazione.
Non conosco ancora Roberto Brughitta, né ho mai letto niente di suo.
Sensibile: questa è la prima cosa che penso mentre mi accingo a leggerlo, e sarà la prima cosa che penserò quando avrò modo di ascoltarlo alla presentazione del 21 agosto.
Autentico: un'altra parola che ti balza subito alla mente quando hai modo di incontrarlo ed conoscerlo. Non ha timore nel lasciarsi trasportare dalle emozioni e mostrarle nella loro autenticità, senza filtri. E questo forse è uno dei suoi grandi Doni.
Sorrido quando racconta che la scrittura lo sorprende nei momenti più disparati della vita quotidiana. Sorrido, perché conosco bene quella necessità, quella che come dice lui ti fa scrivere perfino sugli scontrini. Perché chi scrive - e intendo chi scrive con questa sensibilità- ha sempre la testa a cavallo tra i vari mondi, le orecchie sempre in ascolto di altro e gli occhi puntati verso l'altrove.
Sorrido nel riconoscere chi è riuscito a far fiorire bellezza dal dolore, sia attraverso la scrittura che attraverso il percorso di vita.
Ma ora passiamo a LA DONNA FARFALLA.
Sin dalla prima pagina, intuisci che un modo di raccontare così non può che appartenere ad un animo di rara sensibilità (odio le ripetizioni, ma stavolta ci stanno tutte).
Subito Roberto ci immerge tra le vie del piccolo paesello di Lamadró, in cui descrive come la pioggia, cogliendolo d'improvviso, faccia sprigionare odori e profumi in un modo del tutto particolare.
Sulla scia pungente di lavanda e lentisco, su quella acre dell'urina dei cani, ad un certo punto quella pioggia si fa strumento e ci trasla su un altro piano, quello contenuto proprio in quella parola particolare, scritta in corsivo mica per caso.
Quegli odori che si spargono casualmente, diventano persone colte all'improvviso, così come la pioggia li ha trovati. E capisci che la pioggia non è pioggia, ma sono bombe e granate.
Paralleli così visionari, ripeto, non possono che arrivare da un animo davvero sensibile.
In questo paesello e più precisamente nella Piazza dalle tegole larghe (e andate a leggere il perché), arrivano i tre carri sgangherati della Compagnia dei Campanelli.
Non svelerò altro della trama della storia, se non in termini di alcuni personaggi e sensazioni.
Del paese possiamo citare Monica che legge le nuvole o il piccolo Riccardo col suo mutismo accompagnato da una notevole (da tanti sottovalutata) capacità di ascolto e di espressione (certe volte servon forse le parole?). Oppure il sognatore Gianluca, o lo zio Oscar...
Tra i personaggi della compagnia ritroviamo personaggi differenti, ognuno con una sua storia e un suo perché.
Possiamo nominare il burbero Tempesta e la compagna Camomilla, oppure i giocolieri Giglio e Liquirizia, ma non possiamo di certo dimenticare lei, la funambola, la Donna Farfalla: Divina.
Quel che posso ribadire è come ogni piccola sfumatura e dettaglio di questo piccolo romanzo, trovi la sua funzione.
E Roberto lo fa con la delicatezza di chi è riuscito a seguire il Sentire in purezza, scrivendo quel che arriva e si lascia raccontare, accogliendolo e ascoltandolo.
In chiusura voglio riportare la poesia che apre il libro.
Versi del caro amico Poeta Giorgio Peddio (un'altra anima delicata).
L'ESTETICA DELLE PIEGHE
(racconto breve)
NORA CAPOMASTRO
LA DANZA DEI FIORI SECCHI
Carmen Salis
Amicolibro editore
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Voglio chiudere accostando questa immagine significativa a cui tengo molto,
a Roberta,
la Bibi cresciuta,
nonostante tutto.
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